Il percorso progettuale del giardino
Il progetto di un giardino parte dalla definizione della sua funzione primaria e degli spazi a questa necessari, ad esempio il gioco, il ricevimento degli ospiti o il benessere personale;
il secondo passo è decidere il tema e l'atmosfera che si vuole creare: romantico, moderno o naturalistico. Sulla base di questi due aspetti principali il paesaggista può già disegnare uno schizzo prospettico, eventualmente con una o due alternative, da mostrare al cliente che darà la sua conferma. La ricerca del design adatto parte ovviamente dai gusti del cliente, ma anche dallo stile architettonico dell'abitazione, si può partire da uno stile informale oppure moderno, ma anche utilizzare uno stile storico riadattandolo al contesto. Definiti gli ultimi particolari, il paesaggista stende le tavole necessarie, variabili in numero a seconda della complessità dell'intervento, ed il computo metrico.
Completata la fase progettuale, il professionista segue personalmente il lavoro delle ditte durante la realizzazione, affinché ogni minimo particolare sia al suo posto.


L'impianto irriguo
L'impianto irriguo talvolta non è necessario, ma ciò non significa che non sia uno dei fattori principali che rendono il giardino prospero, sano, e felicemente poco gravoso. Per buona parte dell'anno l'impianto serve al solo tappeto erboso, ma l'estate sa essere molto violenta e basta un periodo di siccità per compromettere la salute anche di piante adulte e sane, quindi il consiglio è quello di predisporre un impianto ben fatto ed utilizzarlo con intelligenza, così da poter dire di non aver sprecato acqua inutilmente e allo stesso tempo di non aver sacrificato piante inutilmente, a conti fatti rimetterci un paio di piante costose e doverle sostituire supera la spesa iniziale dell'impianto irriguo.


Le bordure miste
Le bordure miste nascono a cavallo tra otto e novecento dal genio della grande paesaggista inglese Gertrude Jeckyll che li chiama "mixed herbaceous borders". Si tratta di composizioni di erbacee perenni, piccoli arbusti, rose, bulbose ed annuali che nella bella stagione esplodono in un tripudio di fioriture. La Jeckyll le concepisce spinta dalla filosofia del nascente movimento "Arts and Crafts", ed assieme all'architetto Edwin Lutyens collabora per decenni progettando decine e decine di giardini. Tutto parte dalla necessità di discostarsi dal giardino ottocentesco modello "Cottage Garden", che null'altro era se non la coltivazione estesa di fiori da taglio, con tutta la cura e la manutenzione che questi richiedono. Nei suoi "mixed erbaceous borders" la Jeckyll inserisce piante meno vistose ma più pratiche, erbacee perenni che non abbisognano di tutoraggio, spollonatura o quant'altro, ma solo acqua e stallatico. Meno fioriture, ma che vengono compensate con uno studio accurato della stagionalità e degli elementi non fioriti: colori, tessiture, forme, che portano aspetti di interesse lungo tutto l'arco dell'anno.


Le nuove bordure perenni
Nei decenni scorsi si comincia a parlare di giardino ecologico, di portare piante autoctone nel giardino e comincia a diffondersi il desiderio di un giardino dall'aspetto selvaggio. Cominciano ad essere coltivate alcune graminacee a scopo ornamentale: carici, stipe leggerissime, festuche azzurre, grandi miscanti, così si apre una nuova prospettiva in giardino: nuove forme, nuovi colori, nuove soluzioni.
Da subito vengono inserite nelle bordure miste, dapprima timidamente, per arrivare ai giorni nostri ad essere un elemento fondamentale ed irrinunciabile. Uno degli artefici di questa integrazione è Piet Oudolf, famoso paesaggista olandese, utilizza graminacee "en masse" come trama principale nei cui spazi inserisce perenni dall'aspetto leggiadro e vaporoso e dalle fioriture nei toni del rosa e del viola che ben si accompagnano alle tinte verdi e giallo oro delle graminacee; queste piante perenni spesso sono autoctone nel nostro territorio e non richiedono particolari cure, come le Scabiosa, le salvie S. nemorosa e S. pratensis, le Veronica, le Achillea. Nasce così il movimento delle "New Perennials" che sviluppa il concetto di mixed border verso uno stile più complesso con piante più rustiche, fino ad estremizzarlo in uno schema di piantagione simile ad una popolazione prativa chiamato appunto "prairie garden" o "meadow garden" dove piccoli gruppi di tante specie diverse ricreano un prato fiorito di perenni, bulbose e annuali, secondo una texture ed una palette di colori studiata a tavolino per adattarsi alle esigenze del progetto.


La salute delle piante ed il giardino a manutenzione zero.
Un giardino bello non è necessariamente un giardino sano, ma un giardino sano sarà senz'altro bello, le piante cresceranno rigogliose e le fioriture saranno abbondanti. Questo dipende dalla presenza di un impianto di irrigazione preciso e ben programmato, dall'utilizzo di concimi di qualità a lenta cessione, dalla corretta preparazione del terreno all'impianto; a partire dal paesaggista, che deve essere capace e preciso, passando per il giardiniere che deve metterci impegno e fedele attenzione, fino al proprietario che dovrà segnalare con solerzia i problemi e seguire con fiducia le indicazioni per la gestione: ognuno ha un suo ruolo nella riuscita del giardino.
Ma, se appena fuori dal nostro giardino crescono felicemente così tante piante diverse, viene da chiedersi: perché non utilizzarle anche all'interno del giardino, risparmiando del tutto le irrigazioni, le concimazioni, le cure più onerose? Certamente è possibile, soprattutto a livello di parco cittadino (Gilles Clement docet), ma bisogna essere ben coscienti delle rinunce e delle conquiste che questo significa. Si dovrà rinunciare al tappeto erboso di pregio, concedere un po' di spazio alle infestanti, agli insetti e alle malattie, e sopportare anche qualche perdita. Si avrà per contro la libertà di non doversi preoccupare di niente perch&eacuto; tutto si svolge secondo i ritmi della natura.